Legge di Bilancio, il testo dell’intervento della Senatrice Dolores Bevilacqua

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Di seguito il testo integrale dell’intervento tenuto a Palazzo Madama dalla Senatrice Dolores Bevilacqua del Movimento 5 Stelle sulla legge di bilancio.

Grazie Presidente
Governo, colleghe, colleghi, ci troviamo a discutere oggi di una manovra che è riuscita in un’impresa, che non è quella di essere stata realizzata da un governo in carica da due mesi, che era il minimo per chi si è dichiarato pronto per tutta la campagna elettorale. No, l’impresa è essere riusciti in così poco tempo ad elaborare un testo capace di scontentare quasi tutte le categorie sociali, togliendo senza un attimo di esitazione, senza un minimo di pudore a chi ha poco, molto poco o quasi niente per dare a chi ha già moltissimo.

Avete colpito con tagli alla spesa pubblica e con la demolizione di misure virtuose e di protezione sociale famiglie, lavoratori dipendenti, pensionati, PMI, poveri incolpevoli, giovani, donne…
Affossare con una sola manovra una così ampia platea di soggetti non era facile, ma voi ci siete riusciti brillantemente! Con in più l’aggravante di dire che avete elaborato questa legge di bilancio come fosse il bilancio di una famiglia, che in un momento difficile sceglie di avere delle priorità e punta le poche risorse che ha su queste priorità.

E allora vi chiedo, quale capo famiglia potrebbe mai decidere in un momento di difficoltà di togliere il poco che ha al figlio più sfortunato, non per sua volontà, abbandonandolo al suo infelice destino, per dare al figlio che già è ricco di suo perché consolidi ulteriormente la sua posizione? Perché questo è quello che fate, accanendovi sui percettori del reddito di cittadinanza, facendo cassa per poco più di 730mln e dimenticando volutamente di tassare adeguatamente gli extraprofitti o elargendo quasi 900mln col cosiddetto “salva calcio” principalmente alle società della serie A che beneficeranno per quasi il 60% di questo stanziamento.

Eh, ma le società di calcio contribuiscono al PIL, fanno girare l’economia, è la vostra replica… Ebbene, vi porto l’esempio della mia città, Palermo, in cui i percettori di reddito sono circa 60.000 con una media di 500€ di integrazione al mese. A Palermo mensilmente vengono erogati circa 30mln, le famiglie che li percepiscono con questi soldi fanno la spesa, comprano il pane, comprano qualche vestito. Avete idea di cosa succederà al tessuto produttivo di artigiani e imprese di Palermo quando verranno meno questi 30mln senza che a queste famiglie sia stata data la dignità di un lavoro? Perché questo è quello che succederà a luglio, a meno che non siate realmente convinti di riuscire a risolvere in soli sette mesi il drammatico problema della disoccupazione che dal dopoguerra ad oggi grava su tutto il mezzogiorno per colpa, è appena il caso di ricordarlo, di scelte politiche che hanno messo il sud in fondo all’agenda nazionale. E a tal proposito della parola SUD nell’azione di questo governo è rimasta traccia solo nella denominazione del ministero di Musumeci, ministro senza portafoglio naturalmente… Nulla di significativo per il Sud, invece, in questa legge di bilancio.
Il presidente Meloni ha definito questa manovra CORAGGIOSA. Ed in parte mi vedo costretta a riconoscerglielo. Sì, perché ci vuole coraggio a stare dieci anni all’opposizione con feroci invettive nei confronti dell’Europa dei burocrati, a condurre tutta una campagna elettorale al grido di “la pacchia è finita” per chi non vuole consentire all’Italia di difendere le proprie sacrosante ragioni patriote e poi sfoderare la manovra di bilancio più asservita ai diktat dei falchi europei degli ultimi 10 anni, ritirando o rivedendo sensibilmente senza fare una piega, senza battere un ciglio i provvedimenti bandiera su pos, contanti, pensioni e condono fiscale.
Ma voglio tornare alla metafora del capofamiglia che si trova a scegliere le priorità da darsi e vi chiedo, che lezione ha imparato questo padre di famiglia dalla crisi economica legata alla pandemia?

Il governo Conte II ha dimostrato come un paese schiacciato economicamente possa reagire con misure espansive alla crisi non solo contenendo i danni ma anzi segnando significativi incrementi del PIL, il +6,7% del 2021, l’ormai quasi definitivo trascinamento nel 2022 col +4%, la creazione di 900.000 posti di lavoro col solo Superbonus 110%, il taglio significativo del cuneo fiscale con misure come quella di Decontribuzione Sud. E il governo Meloni? Naturalmente mette tra le sue priorità la crescita e con coraggio annuncia un obiettivo, udite… udite… dello 0,6%! E la sua è la previsione più rosea, perché secondo l’ISTAT andrà bene se si arriverà allo 0,4% mentre per il FMI saremo in recessione…

Colpa della crisi energetica, replicate voi! Ed è qui che il capofamiglia che ha partorito questa legge di bilancio dimostra di non aver fatto tesoro della lezione lasciata dalla pandemia. Perché invece di avere il coraggio di andare in Europa a lottare per uno scostamento di bilancio che consentisse al Paese di aggredire la crisi con politiche espansive torna a parlare di avanzo primario, ovvero stacca un biglietto di sola andata sull’austerity Express che per anticipare al 2024 lo 0,2% previsto da Draghi e arrivare all’1,1% nel 2025 porterà inevitabilmente tagli a pensioni, sanità, istruzione e pubblico impiego.
Ma non posso non parlare delle sbandierate misure a sostegno del tessuto produttivo.

E qui su tutto spicca l’intervento di ben 21mld (in realtà solo 11mld sono di maggior deficit perché il resto è stato lasciato in eredità da Draghi) ben 21 mld, dicevo, sui 39 totali della manovra per fronteggiare il carobollette. Ebbene, per ammissione dello stesso ministro Giorgetti questi stanziamenti saranno sufficienti solo per i primi 3 mesi del 2023. Se dovessimo metterla sul piano del merito, dovrei dire rinviati ad aprile, altro che settembre! L’insufficienza diventa gravissima, poi, se riflettiamo sul fatto che una legge di bilancio dovrebbe coprire la programmazione di un anno intero.

E a chi pensa di sdoganare questo aspetto come se fosse prassi comune anche per i governi precedenti ricordo che il governo Conte ha visto esplodere l’emergenza pandemica in corso d’anno e ha dovuto far fronte a situazioni verificatesi per la prima volta, rispondendo con misure che hanno sostenuto la resilienza del tessuto produttivo, segnando il raggiungimento dei livelli record di PIL che ho poc’anzi ricordato.

Il governo Meloni si è trovato, invece, a costruire una manovra nella consapevolezza delle difficoltà correnti legate all’esplosione di una crisi scoppiata ben otto mesi prima del suo insediamento.

Infine, il presidente del consiglio ha parlato di una manovra improntata alla giustizia sociale. Dov’è la giustizia sociale in una manovra che introduce la flat tax al 15% per i redditi degli autonomi fino a 85mila € e lascia che sui redditi dello stesso importo dei dipendenti gravino aliquote per scaglioni fino al 43%?
Dov’è la giustizia sociale nell’aumento di 10€ al mese per gli stipendi grazie al misero taglio del cuneo fiscale o nell’aumento di solo 8€ in più al netto degli incrementi già previsti per le pensioni più leggere, mentre l’inflazione galoppante è arrivata al 12%?
Dov’è la giustizia sociale quando viene rimossa la parola congrua con riferimento all’offerta di lavoro e contestualmente si introduce il precariato selvaggio con i voucher che innalzano il tetto della prestazione occasionale a 10.000€, svuotando di ogni dignità la parola lavoro?

Concludo, presidente… Leggendo tra le righe delle misure di questa manovra il quadro complessivo che viene fuori non ha nulla di coraggioso, nulla d’improntato alla crescita, nulla di socialmente giusto.

Se, per tornare alla metafora iniziale, questo capofamiglia lèggesse la storia della buonanotte ai propri figli, si troverebbe a raccontare le gesta di un novello Robin Hood che ruba ai poveri per dare ai ricchi, che nell’Italia capovolta è esattamente quello che questa manovra realizzerà.

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